Elena Pigozzi (Verona, 1968) è scrittrice, giornalista e professoressa italiana.
Ha pubblicato per Piemme Edizioni il romanzo L’ultima ricamatrice (settembre 2020), per Marsilio il romanzo Uragano d’estate (aprile 2009 – Premio Penne Opera Prima 2009), per Giunti il saggio La letteratura al femminile (1998) e diversi libri di umorismo, tra cui Come difendersi dai Milanesi, Come difendersi dai Romani, Come difendersi dai Napoletani.
Ha scritto i monologhi teatrali Eppure lo amo e Dalla parte di lei, tratti entrambi da Ovidio.
Come giornalista ha lavorato per il Gazzettino, il Corriere della Sera, Vivimilano, Duel, il Touring Club junior e Touring Club Giovani e numerose altre riviste, sia cartacee che on-line.
Ha collaborato con agenzie editoriali e approfondito le tecniche editoriali e narrative, svolgendo il corso di Scrittura e tecniche editoriali, diretto da Laura Bosio e il corso di Drammaturgia, diretto da Laura Curino, il master in Tecniche di scrittura per la formazione di sceneggiatori e story editors, della Lux Vide Spa, il corso di sceneggiatura di Medusa Film e il corso di aggiornamento in tecnica cinematografica Fare Cinema di Marco Bellocchio.
È laureata in Economia e Commercio, in Lettere e Filosofia ed è dottore di ricerca in Linguistica applicata e Linguaggi della comunicazione (con tesi di ricerca: La narrazione di “genere” rosa dalla letteratura all’audiovisivo), e diplomata alla scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con tesi di diploma: L’umorismo nei quotidiani.
opere:
- La letteratura al femminile (Giunti, Firenze 1998)
- Come difendersi dai Milanesi (Giunti, Firenze
- Come difendersi dai Romani (Giunti, Firenze
- Come difendersi dai Napoletani (Giunti, Firenze
- Eurotv, a cura di Pigozzi – G. Tramontana (Euresis, Milano 1999)
- Uragano d’estate (Marsilio, aprile 2009 – Premio Penne Opera Prima 2009)
- L’ultima ricamatrice (Piemme, 2020)
L’ultima ricamatrice (Piemme, 2020)
di Elena Pigozzi
Appoggiata ai bordi del bosco, sulla via che dal paese va verso le montagne, c’è una piccola casa solitaria: è qui che vivono le ricamatrici. Ora è rimasta Eufrasia a praticare l’arte di famiglia, tesse, cuce, ricama leggendo in ogni persona che le si rivolge i desideri più inconsci. Accanto a lei come prima alla bisnonna, alla nonna e alla madre, da sempre, il telaio di ciliegio, rocchetti, stoffe, spole e spilli. Eufrasia ha settant’anni e ha quasi smesso di lavorare, le mani curvate dall’artrite e la modernità in cui tutto è fatto in fretta le avevano fatto pensare di non servire più a nessuno. Ed è in quel momento che arriva Filomela, una ragazza giovane con il riso negli occhi oltre che sulle labbra, che le chiede di prepararle il corredo e di insegnarle a ricamare. Eccola, l’ultima occasione di fare ciò che Eufrasia più ama: rendere felice qualcuno, raccontargli la vita che verrà intrecciando trama e ordito. Le parole che ha risparmiato per tutta l’esistenza ora sgorgano come fiumi in primavera. Racconta di una giovane vedova di guerra gentile ed esperta nel taglio e cucito, di una splendida e coraggiosa ragazza troppo bella per non attirare le malelingue di paese, di un amore delicato come il filo di lino e tanto sfortunato, e di un ricamo tessuto da generazioni, in cui ognuna di loro ha scritto un pezzo della propria esistenza, una scintilla luminosa nel buio del mondo.
Elena Pigozzi in questo romanzo, ordito sapientemente come il ricamo più pregiato, ci fa vivere cento anni di storia in un battito di ciglia, a volte vento leggero e luminoso, altre cupo e foriero di sventura. Tante vite si intrecciano in queste righe, tanti amori, ma soprattutto l’amore per la vita stessa e per un’arte millenaria che sono la vera eredità dell’ultima ricamatrice.